Quel blocco liberal- democratico che ha lasciato soli gli amici radicali  

di Ilario Ammendolia

Da Il Dubbio   

I referendum sulla giustizia non hanno raggiunto il quorum anche se i “sì” ai cinque quesiti posti sono stati maggioranza tra gli elettori che si sono recati alle urne.

Coloro che non sono andati a votare non possono essere conteggiati né tra i sostenitori del “si” e tantomeno tra quelli del “no” ma ci dicono semplicemente che una larga parte del popolo italiano non crede più all’attuale forma di democrazia e si chiama fuori dai suoi riti, a volte, noiosi ed inutili.

I referendum sulla giustizia non hanno raggiunto il quorum anche se i “sì” ai cinque quesiti posti sono stati maggioranza tra gli elettori che si sono recati alle urne.

Coloro che non sono andati a votare non possono essere conteggiati né tra i sostenitori del “si” e tantomeno tra quelli del “no” ma ci dicono semplicemente che una larga parte del popolo italiano non crede più all’attuale forma di democrazia e si chiama fuori dai suoi riti, a volte, noiosi ed inutili. La percentuale decisamente bassa dei votanti anche alle elezioni comunali ne è la conferma.

Qualche PM s’è affrettato di dire che gli elettori sono contro ogni ipotesi di riforma della Giustizia dimenticando però di usare un metodo di indagine su cui costoro hanno da sempre basato le loro analisi : il dato elettorale nei cosiddetti paesi di mafia.

Domenica scorsa la percentuale dei votanti al referendum da Palermo a Castelvetrano da San Luca a Limbadi non è andata oltre il dato nazionale. Se fosse questo ( e non lo è) un metodo di analisi valido per capire il voto, bisognerebbe concludere che alla mafia e alla ndrangheta la giustizia va bene così com’è!

C’è chi ha scritto ( Sansonetti) che ha vinto il partito dei PM… ma è veramente così? Veramente ci potrebbe essere un partito dei PM senza avere alle spalle un solido blocco sociale e politico come retroterra? Facciamo un passo indietro : non c’è dubbio che il ‘ 1992’ sia stato uno spartiacque. Infatti “muoiono” i partiti che avevano fatto la Costituzione ed emergono nuovi partiti senza popolo e che grazie ad un una legge elettorale truffaldina porteranno in Parlamento personaggi decisamente inconsistenti. Il consenso si forma attraverso un circuito mediatico perverso che crea e distrugge “personaggi” con uguale velocità. La parabola di Salvini( o di Renzi) ne è la prova. Intanto però il lavoro è diventato precario, le disuguaglianze sono aumentate a dismisura a vantaggio della rendita finanziaria e penalizzando il ceto medio, i partiti sono artificiali, il “centrosinistra” è presente sulle schede elettorale ma assente dalla Politica, i diritti sociali, iniziando da scuola e sanità, vengono progressivamente messi in discussione, il “Mezzogiorno” sparito da ogni agenda di governo. La guerra è ritornata una ipotesi sul tappeto e le spese per armamenti sempre più attuali. Questo blocco sociale utilizza i Pm e da questi viene utilizzato. A volte si lottano ( per finta) ma solo per questioni di spazio e sempre all’interno dello stesso “ordine”.

I “radicali” promuovendo i referendum sulla giustizia hanno operato solo alla foce e in questa ottica i “sì” ottenuti sono stati un risultato eccezionale. Basta riflettere sulla storia dei referendum. Per esempio, non ci sarebbe stata la vittoria sul divorzio del 1974 se non ci fossero stati i radicali ma accanto a loro i tantissimi socialisti e libertari, la forza del partito comunista, il contributo di liberali autentici ed infine l’apporto dei cattolici che non si sono riconosciuti nel blocco d’ordine degli anni 50. Oggi i “radicali” si sono ritrovati da soli con qualche esponente della “Lega”. Troppo poco e troppo innaturale.

Nel 1974 ha vinto il blocco riformista che poi è lo stesso blocco politico – sociale che ha varato la riforma sanitaria, quella ( pur discutibile) della scuola di massa, lo Statuto dei lavoratori, la legge sull’equo canone, la riforma Gozzini sulle carceri, il diritto di famiglia. Il blocco d’ordine egemone oggi è quello che sta mettendo in discussione non solo le conquiste del passato ma anche e soprattutto la stessa Costituzione. Porre i quesiti referendari così come è stato fatto senza porsi la questione dello “Stato” e la politica delle alleanze non ha senso alcuno. Su questo è bene che i radicali e l’intero “mondo” garantista facciano qualche riflessione e qualche autocritica.

Bisogna avere chiaro che i Pm, soprattutto quello più scomposti e deliranti, hanno un ruolo preciso ma non sono la nostra controparte perché il loro ruolo finirebbe nello stesso momento in cui coloro che lo li hanno creati, li foraggiano e li aiutano decideranno di non fornire loro copertura, “armi” e “vettovaglie”. La nostra controparte è altra anche il partito dei Pm c’è ed è attivo,( basterebbe rivedere “Report” di ieri sera per convincersi) ma è solo un reparto di artiglieria pesante di un esercito ben più agguerrito e consistente e che ha come fine l’imposizione di un ordine eversivo rispetto alla Costituzione. C’è un invisibile filo rosso che collega le immense rendite finanziarie alle conseguenti disuguaglianze, alla guerra, alla produzione di armi, alla galera facile, al ruolo delle caste, alla fine dello stato sociale, all’irrilevanza del Parlamento, alla formazione del partito dei PM,.

Non ha senso combattere delle battaglie quest’ultimi senza tener conto dei poteri che stanno dietro di loro.

Così posto il problema, appare subito chiara la nuova “frontiera” : coniugare la lotta per una “giustizia giusta” a quella per la giustizia sociale e quindi difendere l’intero impianto Costituzionale. Se non fosse retorico mi verrebbe da ricordare “ scarpe rotte eppur bisogna andare”!

  • Posted by riformagiustizia
  • On Giugno 20, 2022
  • 0 Comment